Citazioni

Tiziano Terzani - "Un indovino mi disse"

"...Avevo il tempo di pensare al tempo, a come per istinto trovo sempre il passato più affascinante del futuro, a come il presente spesso mi annoia e debbo immaginarlo nel modo in cui ne ricorderò per poterne godere sul momento..." 

"Muovendomi ... in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi, il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il vecchio gusto di scoperta e di avventura" 

« Adoravo viaggiare così. Viaggiare è un’arte. Bisogna praticarla con comodo, con passione, con amore. Mi resi conto che, a forza di viaggiare in aereo, quell’arte l’avevo disimparata. e pensare che è l’unica cui tengo! Una delle belle storie della famiglia di angela è quella della nonna paterna. Tedesca, nata a Haiti, era colta, conosceva i classici, aveva letto i grandi romanzi, sape-va suonare il piano e muoversi in società. Prima di morire a Firenze, all’età di ottantasei anni, disse: «Che cosa ho fatto nella mia vita? un po’ di conversazione!». Se mi capiterà di avere il tempo di fare quella riflessione, mi piacerebbe alla fine poter dire: «Ho viaggiato». E se poi mi capitasse di avere una tomba, mi piacerebbe che fosse una pietra con un incavo perché ci vengano a bere gli uccellini e con su scritto il nome, le due date d’obbligo e la parola “viaggiatore”. »


Tiziano Terzani - "In Asia"

"Torno sempre anch'io e sempre più mi domando se, dopo tanta strada fatta altrove, in mezzo a tante genti diverse, sempre in cerca d'altro, in cerca d'esotico, in cerca d'un senso all'insensata cosa che è la vita, questa valle non sia dopotutto il posto più altro, il posto più esotico e più sensato; e se, dopo tante avventure e tanti amori, per il Vietnam, la Cina, il Giappone e ora l'India, l'Orsigna non sia - se ho fortuna - il mio vero, ultimo amore."







Tiziano Terzani - "Un altro giro di giostra"


"In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba, quando la notte aleggia ancora nell'aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l'uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli pare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma 'non sono due'. Come un uomo e una donna, che sono si meravigliosamente differenti ma che nell'amore diventano Uno."


"Il villaggio di [...] era un posto incantato: il più insolito, uno dei più interessanti, certo il più sereno e pacifico in cui sono stato. [...] 

Ma che non ci vada nessuno credendo di trovare quel che ci ho trovato io, perché ognuno fa di ogni cosa [...] quello che vuole, quello di cui, in quel momento, ha bisogno. E niente, niente come la fantasia aiuta a vedere la realtà."




Tiziano Terzani - "Buonanotte signor Lenin"

"... la spedizione mi dava una buona ragione per rimettermi in viaggio, per provare quella gioia unica che solo i drogati di partenze capiscono, quel senso di libertà che prende nell'arrivare in posti dove non si conosce nessuno, di cui si è letto solo nei libri altrui, quell'impareggiabile piacere nel cercare di conoscere in prima persona e di capire." 

"Spesso basta un filo da seguire per capire il mondo."




Tiziano Terzani - "La fine è il mio inizio"

" L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio. Perché sono sempre più convinto che è un'illusione tipicamente occidentale che il tempo è diritto e che si va avanti, che c'è progresso. Non c'è. Il tempo non è direzionale, non va avanti, sempre avanti. Si ripete, gira intorno a sé. Il tempo è circolare. Lo vedi anche nei fatti, nella banalità dei fatti, nelle guerre che si ripetono. "

« I libri. Sono stati i miei grandi amici, perché non c’è di meglio che viaggiare con qualcuno che ha fatto già la stessa strada, che ti racconta com’era per poter paragonare, per sentire un odore che non c’è più, o che c’è ancora.

Dopo, il mio grande amico è stato Ossendowski. Quando lui descrive – con un trasporto! – nella piana stupenda dei mongoli intorno a Urga l’odore di una certa erba che ho subito identificato, perché i mongoli la seccano e ne fanno incenso per i loro templi, sono andato a cercare quell’erba e fra le pagine del libro in cui Ossendowski ne parla ne ho messo a seccare un mazzetto.

E sai, Folco, è come se vivesse con me. In quel momento Ossendowski riviveva. Ed è la mia speranza che fra cinquanta, cent’anni qualcuno ritrovi per caso un mio libro nei remainders o in una vecchia biblioteca e, non sapendo chi sono stato, come sarà perché è sempre così, cominci a leggere e mi riconosca, riconosca un sentimento, qualcosa che lui ha vissuto in quello stesso paese.
E in quel momento io rivivrò un piccolo momento di eternità. »







Jack Kerouak - "Sulla Strada"

"Fu triste vedere la sua figura alta recedere nell'oscurità man mano che ci allontanavamo, proprio come le altre [...]: rimangono ritte e incerte sotto il cielo immenso, e tutto sprofonda intorno a loro. Dove andare? Cosa fare? E perché? [...]. 

Ma la banda di matti che eravamo continuava ad andare, sempre avanti."

"Le nostre valigie logore erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; dovevamo ancora andare lontano. Ma che importava, la strada è la vita."




Jon Krakauer - "Nelle terre estreme"



"Se ammettiamo che l'essere umano possa essere governato dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere"


"L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze."








Fernando Pessoa - "Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares"

"Nei paesi che ho visitato non sono stato solo solo il piacere segreto del viaggiatore incognito, ma la maestà del Re che vi regna, e il popolo che vi abita e tutta la storia di quella nazione e delle altre. Gli stessi paesaggi, le stesse case, li ho visti perché io sono stato loro, fatti in Dio con la sostanza della mia immaginazione." 

"La giornata è così bella che non ho neanche voglia di sognare. L'assaporo con la sincerità dei sensi alla quale l'intelligenza si abbandona. Passeggio come un commesso liberato. Mi sento vecchio soltanto per avere il piacere di sentirmi ringiovanire."

"Il giorno non mi promette altro che il giorno e io so che esso ha un decorso e una fine. La luce mi anima ma non mi migliora, perché uscirò da qui come sono arrivato qui: più vecchio di ore, più allegro di una sensazione, più triste di un pensiero."





José Saramago - "Viaggio in Portogallo"

« Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapevache non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito. »
─ José Saramago (1922-2010), Viaggio in Portogallo, 1996




Corrado Augias

"Le sensazioni che la maggior parte di noi ricava dalla visita ad una città poco conosciuta derivano, più che dalla contemplazione di una o più opere d'arte, dal sommarsi di impressioni casuali che contribuiscono a formare il giudizio e la memoria."








Roddy Doyle . "Una stella di nome Henry"

"Riuscivamo a cavarcela io e Victor, ci arrangiavamo e crescevamo insieme, uno di fianco all'altro oppure con Victor a cavalluccio sulle mie spalle. Riuscivamo a sopravvivere, ma mai a prosperare. Non faceva per noi la prospertità. Eravamo liberi di andare e venire come e quando volevamo, non gliene fregava niente a nessuno, ma non ci sarebbe mai stato permesso di salire scalini tirati a lucido e metterci comodi, al calduccio, protetti da porte e finestre. Lo sapevo. Ne ero consapevole ogni volta che mi facevo da parte con un salto quando passava una carrozza o una vettura, ogni volta che mi riempivo la bocca ululante con del cibo schifoso, ogni volta che vedevo un bambino della mia età con le scarpe. Me ne rendevo conto ogni volta che un estraneo ci offriva dei soldi o qualcosa da mangiare se andavamo con lui. Lo sapevo, ed era una cosa che mi faceva molto pensare. Ero il più intelligente, il raggio più luminoso in una città piena di cervelli brillanti e disperati."

"Mia madre alzò gli occhi a guardare le stelle. Ce n'erano tante lassù. Le tremava leggermente la mano mentre ne sceglieva una. Puntò un dito.
«Eccolo là, il mio piccolo Henry. Guarda, è lassù.»
Io guardai; ero l'altro suo piccolo Henry, seduto accanto a lei sul gradino. Guardai verso l'alto e lo odiai. Lei mi stringeva a sé, ma guardava il suo bambino che scintillava lassù. Povero me, là accanto a lei, pallido e con gli occhi arrossati, un ammasso di croste e pustole. Con lo stomaco che urlava perché voleva essere riempito e i piedi nudi che mi facevano male come quelli di un vecchio. Io, l'improbabile sostituto del piccolo Henry, troppo buono per questo mondo, l'Henry che Dio aveva voluto per sé. Povero me.
E povera mamma. Seduta su quello scalino, e su tanti altri scalini sgretolati, aveva visto tutti i suoi bambini andare a raggiungere Henry. La piccola Gracie, Lil, Victor, un altro piccolo Victor. Sono quelli che mi ricordo. Ce n'erano stati degli altri, e poi quelli morti prematuri, che erano andati al Limbo; arrivavano e se ne andavano prima ancora che gli venisse dato un nome. Dio se li era presi tutti. Gli servivano tutti lassù, per illuminare la notte. Gliene aveva lasciati tanti però. Quelli brutti, chiassosi, quelli che Lui non voleva per sé: quelli che non avevano mai abbastanza da mangiare.
Povera mamma. Là seduta a guardare il piccolo Henry che luccicava, non poteva avere molto più di vent'anni ma era già vecchia, già in decomposizione, completamente distrutta, buona ancora per qualche altro figlio e basta. Povera mamma."



Colin Thubron . "Ombre sulla via della seta."

"A volte un viaggio scaturisce dalla speranza e dall'istinto, da quell'inebriante convinzione che vi invade mentre il vostro dito scorre sulla carta: Sì, qui, qui… e qui. Queste sono le terminazioni nervose del mondo…

Cento motivi reclamano la partenza. Si parte per entrare in contatto con le altre identità umane, per riempire una mappa vuota. Si ha la sensazione che quello sia il cuore del mondo. Si parte per incontrare le molteplici forme della fede. Si parte perché si è ancora giovani e si desidera ardentemente essere pervasi dall'eccitazione, sentire lo scricchiolio degli stivali nella polvere; si va perché si è vecchi e si sente il bisogno di capire qualcosa prima che sia troppo tardi. Si parte per vedere quello che succederà."

"I miei piedi scricchiolano sopra la neve risuonando leggeri e solitari, e da qualche parte nell'oscurità davanti a me - come un vecchio dio che si schiarisca la gola - risuona lo stridulo verso di un corno. Poi sento sgorgare in me un'esultanza familiare: l'aspettativa infantile di entrare in qualcosa di sconosciuto, in una diversità assoluta. Il corpo si alleggerisce e freme. La notte si riempie di edifici sul filo dell'immaginazione, di voci incomprensibili. È un esperienza inseparabile dalla solitudine e da un residuo di paura, perché non si sa dove finirà la strada, ne chi vi troveremo."